Corre l’anno 1976, ed è ormai tempo d’Avvento. Un gruppo di giovani che vivono in diversi paesi della Brianza riflette sul mistero del Natale: non un evento del passato, ma memoria di una Presenza che è entrata nella storia e si rinnova, nel quotidiano sgranarsi di istanti e di eventi che tessono il tempo dell’uomo, di ogni uomo, come dei popoli.
L’Eterno è entrato nel tempo con il volto di un bambino tra le braccia di sua madre: nel tempo del nostro lavoro e del nostro studio, delle nostre amicizie, amori, interessi, delle nostre gioie e del nostro dolore, nel tempo della nostra capacità di male come del nostro desiderio sempre incompiuto di bene, dell’uomo che sa e del fanciullo ignaro…….nel tempo del nostro vivere e del nostro morire.
Egli si è mostrato. Perciò tutto ci parla di Lui: l’avvenimento più clamoroso e la realtà più insignificante: guardate i gigli del campo...
Egli si è mostrato: ed ha spalancato all’eternità il tempo della nostra finitezza.
Non c’è gesto del nostro quotidiano, o segreto movimento del cuore che non abbia valore eterno: Tu ne porti di costui l‘eterno/ per una lagrimetta...( Dante, Purg. V, 106-107 )
Egli si è mostrato ed ha spalancato all’eternità il tempo della nostra finitezza.
La bocca parla della pienezza del cuore: come dire tutto questo? come parteciparlo, se non rivivendolo, dandogli il nostro corpo e la nostra voce, come accadeva nelle Sacre Rappresentazioni di cui è ricca la nostra tradizione, fin dai lontani secoli del medioevo? Perché, allora, non realizzare un grande presepe vivente, come già faceva, nel primo dopoguerra, a Carate, Zabet, al secolo Luigi Fumagalli, classe 1910 ?
E dove , se non ad Agliate, là dietro l’antica basilica , intorno alla grotta naturale che si apre tra il prato e le pendici del bosco che sorge sotto l’abitato di Costa Lambro?
E’ nato così, da un gruppo di giovani di Comunione e Liberazione il grande Presepe vivente di Agliate, che da allora, da quel lontano 1977, tutti gli anni si ripete nel pomeriggio del 26 dicembre, giorno di Santo Stefano e, come la prima volta coinvolge, oltre agli aderenti di quel Movimento, che ne curano la complessa organizzaione, anche i gruppi parrocchiali di Agliate e Costa Lambro.

AGLIATE

Agliate, un paese antico: i tetti delle case lungo il Lambro, il ponte, le strade strette e contorte, le mura un po' sgretolate, le corti, il porticato, le vecchie osterie, le ville signorili, i parchi, i prati, il campo di calcio, il lungo fiume, lo stagno coi girini, il bosco... sono i segni della sua vetustà e della sua storia quotidiana.
L'asilo infantile, la casa di riposo, la Rovella, l'oratorio di San Giuseppe: antiche istituzioni segno della concretezza della sua popolazione.

La gente di qui ha forte il senso di appartenenza alla propria comunità, alla propria storia, che è quella dell'antica Pieve: sono persone  impegnate in politica, in parrocchia, nelle associazioni sportive e in quelle che ogni anno rinnovano le antiche tradizioni, sacre e profane.
Agliate e gli Agliatesi sono consapevoli che più profonde tracce ha lasciato la storia sul loro territorio, nel loro paese e nella rivalità con l'altra frazione, Costa, e con la "capitale", Carate, fanno sentire la loro "superiorità".

Nel cuore del paese, in lieve salita, affacciata ad una piccola piazza, ecco la Basilica:
un esempio del romanico semplice e solenne di tante chiese di campagna, modesta e magnifica, accogliente e austera. Correva l'anno mille e forse sorgeva già, li, vicino al Lambro, in posizione strategica e rassicurante. Non si sa con esattezza se la sua costruzione risalga al IX o al X secolo; qualcuno addirittura la retrodata al VI, ma certamente la sua presenza attesta l'importanza del luogo. E giustifica l'orgoglio dei suoi abitanti. La facciata sobria introduce in un interno di pacata bellezza: lo sguardo è guidato, dal ritmo degli archi verso l'altare sopraelevato, sovrastato da una possente volta a botte, e all'abside con il coro.

Accanto alla Basilica, il Battistero, esternamente più curato della Basilica nelle soluzioni architettoniche che alleggeriscono e decorano la massa muraria. L'interno, come uno scrigno, conserva affreschi che testimoniano insieme la storia e la pietà della popolazione antica.